Teatro Mancinelli Orvieto

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Molly - da Ulisse di J. Joyce

Chiara Caselli

 Molly

 da Ulisse di J. Joyce
traduzione Gianni Celati
adattamento  Chiara Caselli
scena e costumi  Barbara Bessi
luci Roberto Rocca
messa in scena Maurizio Panici

La prova d’attrice di Chiara Caselli in questo spettacolo conferma la qualità di un  percorso artistico che l’ha portata a lavorare con registi come Antonioni, Cavani, M.T.Giordana e Gus Van Sant: è una delle nostre attrici di livello internazionale più versatili e interessanti.
Sarà l’occasione per riportare Molly sul palcoscenico, proprio nella ricorrenza dei 70 anni dalla morte di Joyce e nel momento in cui Einaudi si appresta a presentare la nuova attesissima traduzione dell’Ulisse a cura di Gianni Celati.

Molly è flusso di coscienza, è materia viva e palpabile che  ha bisogno di un’attrice in grado di restituire con assoluta naturalezza tutte le infinite sfumature di un pensiero libero e semplice.

Ma Molly è anche corpo d’attore che si mostra e si espone nella sua intimità, costringendo gli spettatori a partecipare a questo rito così privato e impudico, ma così tenero e leggero, tanto  da sentirsi forse inadeguati a cogliere quel mare di tenerezza offerta nella efficace e potente lingua di Joyce.

Chiara Caselli  ci offre  tutte le sfumature della protagonista in una partitura perfetta, dove la parola si fa suono e il corpo diventa strumento emotivo in grado di restituirci ogni piccolo sussulto interiore.

La parola di Molly ci accoglie nel suo rituale farsi carne, nella potenza del suo linguaggio ci perdiamo storditi ed emozionati, alla ricerca di un tempo dell’innocenza che la protagonista ci indica con precisione nel suo rapporto con la natura e con gli uomini.

Maurizi Panici

 

Ricordo il mio primo incontro con Molly. Era Piera degli Esposti. E ricordo mia madre, preoccupata che io capissi. Capivo, eccome. Era bellissimo, e semplice, e naturale. E forse devo anche a quella Molly l’essere diventata attrice.

Oggi, quando ho ripreso il testo per affrontarlo/incontrarlo da sola, semplice non mi è parso più.  E’ stato difficile entrare nella matassa di un pensiero altrui. Ancor più difficile farla mia. Ma è alla stessa impressione di “naturale” provata al mio incontro con Molly che miro. Naturale nel senso biologico del termine.

Se stai in silenzio un minuto, anche un minuto soltanto e osservi il tuo pensiero, vedrai come tutto sta insieme, il ricordo carnale dell’amore fatto la notte prima, le tette che il tuo amante ha succhiato, il latte che manca nel frigorifero che, ah, bisogna sbrinarlo, che altrimenti si rompe, e i soldi, adesso non ci sono, quello mi deve ancora pagare… Passato, presente, futuro, tutto insieme per associazioni di immagini e sensazioni, senza quel legame logico che si struttura con ordine solo quando quel pensiero lo devi spiegare, ad altri o a te stesso.

Così è il monologo di Joyce nella mia intenzione, quanto di più vicino alla rappresentazione del funzionamento del nostro pensiero, è un tuffo vertiginoso, nella mente, nel cuore e nella carne di Molly, che porta dentro di sé l’Umanità tutta, miseria e nobiltà, e sogni.

Chiara Caselli