Il mio Coppi

PAMELA VILLORESI

 “IL MIO COPPI”

soggetto Albert Ross
testo Daniela Morelli
regia  Maurizio Panici

 

Pamela Villoresi interpreta il ruolo di Maria, sorella maggiore di Coppi. Il momento è drammatico: Coppi è in agonia e Maria cerca di trattenerlo con la forza del suo amore e della sua pedalata. Con la memoria di una vita vissuta in fuga, una vita che ora sta per fuggire davvero.

“La prima volta che ho sentito la presenza di mio fratello è stata guardando mio padre che fissava un grande airone volare sull’acqua andando incontro al sole che nasceva. Poi l’ho visto crescere e partire sulla sua bicicletta. Poi sono arrivate le mani di Cavanna, il Giro d’Italia, le gambe di Bartali, il Tour de France, la voce dei cronisti, le grida dei tifosi lungo i cigli delle strade, gli avvertimenti di mio fratello Livio: c’è stata sempre una folla infinita di clamori intorno a lui. L’ho visto tornare sporco, sconfitto e poi sempre più vittorioso, sempre più amato. Tutti pedaliamo sempre più in alto e dall’alto guardiamo come ci scorre il sangue, come abbiamo pedalato, quanta strada ci resta da fare. Mio fratello si chiamava Fausto Coppi, il sole che ha sempre illuminato la mia vita.”

Coppi: un uomo-mito che con la propria energia, con il suo corpo, la sua tenacia e la sua passione, sfida da solo le strade fangose, le montagne, il mondo, quasi a proporsi come simbolo di un’umanità alla ricerca di una realizzazione assoluta, come mito fecondatore dei sogni di cui l’immaginazione popolare ha bisogno per sentirsi un’unica grande forza. Questo mito raccontato dalla sorella maggiore del Campionissimo dà un sapore sferzante e delicato a una storia di cui tutti ancora vogliamo nutrirci.

 

Note di regia

Una donna con la sua fatica. Un uomo che sta morendo. Quell’uomo è Fausto Coppi, campione indiscusso e amato, fragile e fortissimo che si trova ad affrontare la sua ultima prova, la più impegnativa. La donna è sua sorella Maria: disperatamente in quelle ultime ore cerca di tenere in vita “il fragile Airone” che sta per prendere il volo per  l’ultimo e definitivo viaggio. Attraverso il racconto di Maria riscopriamo l’uomo Fausto, la sua infanzia, il suo mondo, un mondo fatto di malinconia e sacrifici. Attraverso la fatica del campione riscopriamo la fatica di una nazione che si stava ricostruendo, un paese che usciva da una guerra devastante e attraverso lo sport, soprattutto attraverso il più povero degli sport, il ciclismo, ritrovava la voglia di uscire per le strade, ritrovava la gioia di vivere.
Ed è così, in parallelo, che il “mito” di Coppi e la sua persona si aprono a noi, per farci entrare nella storia di una generazione che costruiva faticosamente la democrazia e che anche se divisa tra i due campioni (Bartali o Coppi) si ritrovava poi insieme di nuovo per costruire un futuro comune. Oggi come ieri abbiamo bisogno di eroi /campioni che ci insegnino la fatica del vivere, l’etica della sfida leale, la sana competizione che arricchisce e non divide: oggi come allora possiamo tifare per loro e per degli ideali che sono stati il pilastro di questo paese. Lo spettacolo si avvale del contributo visivo di Andrea Giansanti, che con le sue atmosfere ci aiuta a entrare in un mondo così apparentemente lontano eppure così presente, che ci emoziona fortemente come spettatori e come uomini.

Maurizio Panici