Teatro Mancinelli Orvieto

Due dozzine di rose scarlatte

 

Le rose rosse di Aldo De Benedetti non appassiscono mai! Questo è quello che deve aver pensato il pubblico che, numeroso, domenica scorsa (18 dicembre) ha trascorso un piacevolissimo pomeriggio “teatrale” assistendo alla rappresentazione di Due dozzine di rose scarlatte.

Considerato uno dei capisaldi di quella corrente nota come "commedie dei telefoni bianchi", in cui le schermaglie coniugali e le quotidianità delle famiglie italiane si affrontavano con leggerezza e vivacità, il testo di De Benedetti, scritto nel 1936 appositamente per Vittorio De Sica e Giuditta Rissone, conta un'innumerevole quantità di trasposizioni teatrali e cinematografiche, ufficiali e non. Una di quelle pièce argute ed eleganti in cui il gioco delle coppie si mostra come un imprescindibile motore narrativo, un testo umoristico e brillante che funziona da più di settant’anni e che è uno dei più rappresentati in Italia.

L’interpretazione è affidata a un poker d’attori straordinariamente affiatati tra loro: Paola Gassman, Pietro Longhi, Pierre Bresolin e Elisa Gallucci, che hanno incantato e divertito il pubblico del Mancinelli con un classico universale della commedia.

La Gassman e Longhi, moglie e marito in questa pièce piacevolissima sapientemente diretta da Maurizio Panici, si calano perfettamente nei loro ruoli confermando quell’affiatamento sul palcoscenico consolidato nei due anni di repliche di Divorzio con sorpresa.

L’elemento di leggerezza e comicità è rappresentato dall’amico della coppia, l’avvocato interpretato dal bravissimo Pierre Bresolin, che strappa applausi al pubblico, così come fa Elisa Gallucci che, col suo irresistibile accento marchigiano, conquista gli spettatori per la simpatia ed arricchisce la componente comica dello spettacolo.

 

La vicenda è tutta incentrata su un equivoco iniziale (una mazzo di rose rosse destinate ad un’ amante arriva per sbaglio alla moglie di colui che le ha inviate), poi prosegue con il marito che continua a spedire rose scarlatte alla moglie perché vuole scoprire fino a che punto lei è disposta a trascinare ‘la tresca’ con lo sconosciuto che le invia i fiori. Da questo equivoco si sviluppa una storia parallela sul desiderio e la necessità di sognare. Il matrimonio comincia a scricchiolare, irrompono gelosie e smania di evasione, tutti ingredienti che rendono la commedia (e l’interpretazione degli attori) reale e trasparente.

E quando sembra che tutto stia per concludersi nel peggiore dei modi, allora il terzo, l’amico di famiglia, o capro espiatorio, prende su di sé ogni colpa e fa sì che la coppia ritorni insieme ridendo di lui e unendosi ancor più saldamente.

Il fascino di questa commedia, ben recitata da personaggi straordinariamente disegnati, risiede nella sua leggerezza, nel linguaggio dinamico ed effervescente, nella trama mai superficiale, nel gioco degli equivoci, condotto con raffinata abilità.

Con lunghi e calorosi applausi il pubblico, che si è indubbiamente divertito e a tratti forse anche immedesimato nella storia, ha salutato gli artisti alla fine dello spettacolo.